martedì 22 marzo 2011

Etica e impresa: cosa ci insegnano i bambini?

Sul numero 112/2011 di  Ticonzero ( un magazine on line che tratta di  management  e che seguo assiduamente perchè  presenta sempre temi  interessanti e da prospettive talvolta inusuali  ) ho trovato un articolo che mi ha colpito molto perchè parla di onestà e di bambini ( qui trovate il link).
Nasciamo onesti  o disonesti?? e quindi decide la genetica oppure lo diventiamo strada facendo?  e allora quali sono i  fattori  che   influenzano il nostro comportamento? 



L'esempio da cui parte l'articolo è il seguente:


Un bambino di 7 anni viene sorpreso dalla maestra a rubare la penna al compagno di banco. Il compagno piange disperato e la maestra decide di prendere provvedimenti. Il bambino quindi finisce dal preside, il quale si vede costretto a chiamare a colloquio i genitori. I genitori, imbarazzati, si scusano con il preside e rimproverano solennemente figlio. Il padre a un certo punto esclama: “Proprio una penna dovevi rubare? Che bisogno c’era? Se proprio volevi una penna, te la portavo io a casa dal lavoro!”


di seguito riporto l'articolo integralmente ed ho evidenziato i passaggi che mi hanno colpito maggiormente... buona lettura!



No. 112/2011
Etica e impresa: cosa ci insegnano i bambini?
Valeria Maggian
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
Natalia Montinari
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
Marco Piovesan
HARVARD BUSINESS SCHOOL
Alessandro Bucciol
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA, UNIVERSITY OF AMSTERDAM



La nostra società si basa sul rispetto di semplici regole come fermarsi quando il semaforo è
rosso o pagare tutti le tasse. Lo stesso vale per le imprese: l’osservanza delle regole e delle
procedure permette di avere ambienti di lavoro sani e rispetto reciproco tra i lavoratori.
Interagendo con il mondo esterno, le aziende si creano inoltre una reputazione più o meno
onesta a seconda delle loro azioni. Ma i comportamenti onesti sono la normalità o eccezioni?
Nasciamo cioè disonesti e poi impariamo a comportarci bene, o accade il contrario? Per
rispondere a queste domande presentiamo alcuni recenti contributi sperimentali.
Valeria Maggian, Natalia Montinari, Marco Piovesan, Alessandro Bucciol
2
Introduzione
Una classica storia che viene spesso raccontata per far capire quanto i concetti di
onestà e etica sono labili nelle persone e’ la seguente:
Un bambino di 7 anni viene sorpreso dalla maestra a rubare la penna al compagno
di banco. Il compagno piange disperato e la maestra decide di prendere
provvedimenti. Il bambino quindi finisce dal preside il quale si vede costretto a
chiamare a colloquio i genitori. I genitori, imbarazzati, si scusano con il preside e
rimproverano solennemente figlio. Il padre a un certo punto esclama: “Proprio una
penna dovevi rubare? Che bisogno c’era? Se proprio volevi una penna, te la portavo
io a casa dal lavoro!”
Le teorie che studiano il funzionamento del sistema economico a vari livelli
(dal singolo individuo, all’organizzazione, all’intera società) presuppongono
l’esistenza e il rispetto di un sistema di regole morali. Nel reale funzionamento della
vita economica tutto ciò non è per nulla ovvio. In molte occasioni gli individui e i
gruppi traggono benefici da situazioni in cui il vantaggio personale può essere
conseguito a scapito dell’interesse collettivo. A livello macro, gli scandali finanziari
di Parmalat, Enron e Lehman Brothers, sviluppatisi con il contributo di più parti (es.
i comportamenti fraudolenti dei managers, la collaborazione della società di
revisione esterna e degli istituti finanziari) hanno danneggiato decine di migliaia di
famiglie italiane e l’intera società. Come è apparso evidente nella più recente crisi
finanziaria che ha investito gli USA, infatti, le conseguenze di scandali finanziari non
sono circoscritte solo a chi le ha compiute, ma ricadono su tutta la comunità,
generando un crollo generalizzato di fiducia. Eppure, la pubblicazione di bilanci
sociali e codici etici è aumentata negli ultimi anni, quindi come dare una
spiegazione alla dilagante mancanza di etica?
Comportamenti disonesti non sono solo confinati al mondo della finanza ma
riguardano scelte individuali: in Italia si stima che ogni anno siano state sottratte
all’erario imposte per un valore complessivo di circa 300 miliardi di euro. Anche a
livello aziendale, si osservano manager poco onesti intenti a trarre vantaggio
personale dalla loro posizione, danneggiando seriamente l’organizzazione. Allo
stesso modo, sono documentate attività di sabotaggio tra colleghi, come omissione
di informazioni rilevanti, veri e propri dispetti e sanzioni sociali verso chi lavora
troppo o troppo poco non uniformandosi alle norme sociali vigenti nelle diverse
organizzazioni.
Trovare le giuste regole per superare conflitti d’interesse e comportamenti
opportunistici significa costruire un sistema che sia coerente ed efficiente nella sua
struttura: ad esempio, adottare un codice etico per i managers ma al contempo
costruire un sistema di incentivi basato esclusivamente sulla performance aziendale
in termini quantitativi, significa limitare le motivazioni intrinseche alla base della
moralità dei managers, favorendo l’insorgere di comportamenti opportunistici.
Al fine di poter costruire regole ad hoc, che siano efficaci nel prevenire e
stimolare una condotta etica, è fondamentale comprendere quali siano i meccanismi
che determinano la scelta di comportarsi in modo disonesto e quali sono gli
elementi che possono influenzare tale scelta. Se, ad esempio, il comportamento
“onesto” è determinato esclusivamente da incentivi economici creati dalla legge, nel
momento in cui la legge non è in grado di verificare che le norme istituite siano
effettivamente applicate, allora probabilmente si verificherà un comportamento
sleale e disonesto. Allo stesso modo, applicare questa logica alle imprese implica
che il lavoratore deciderà di comportarsi in modo poco onesto nel momento in cui la
sua performance non può essere verificata esattamente. Tuttavia, anche in contesti
in cui lo sforzo e l’impegno dei dipendenti non può essere puntualmente misurato,
sappiamo che esistono persone corrette che svolgono il proprio lavoro senza trarne
vantaggio a scapito dei colleghi o della stessa organizzazione.
È dunque importante studiare in primo luogo come elementi quali l’onestà, il
senso di equità e la fiducia verso gli altri determinino le scelte degli individui e, in
secondo luogo, è importante capire come essi si formino e si sviluppino nel tempo:
se queste preferenze sono determinate dal particolare contesto sociale e culturale
in cui l’individuo è inserito o se siano invece innate.
Per poter analizzare la formazione delle preferenze e i fattori che ne
determinano lo sviluppo, è necessario studiare non solo il comportamento degli
adulti ma anche il processo decisionale dei bambini; in particolare è interessante
osservarne l’evoluzione in relazione all’età. La metodologia sperimentale in
economia può dare risultati interessanti non solo quando applicata al
comportamento degli adulti, ma anche nell’analisi dell’evoluzione dei
comportamenti dei bambini.
1 – Da cosa dipende l’onestà
L’evasione fiscale, le frodi assicurative, lo scaricare musica illegalmente da
internet, la vendita e l’acquisto di merce palesemente contraffatta o rubata sono
solo alcuni esempi di comportamenti disonesti diffusi che influiscono negativamente
sul funzionamento del sistema economico e riducono il benessere dell’intera
società.
Anche in ambito organizzativo gli esempi non mancano: in molte situazioni è
impossibile controllare ogni aspetto dell’attività dei dipendenti, che possono quindi
impegnarsi poco oppure trarre vantaggio dalla loro posizione nell’impresa per
conseguire obiettivi propri, diversi da quelli aziendali. Comportarsi in modo
scorretto e opportunistico con i colleghi, omettendo informazioni interessanti o
effettuando veri e propri atti di sabotaggio, sono atteggiamenti che possono minare
la stabilità e il successo delle organizzazioni. Come prevenire i comportamenti
disonesti nella società e nelle organizzazioni economiche? È possibile prevenirli o
ridurli? Se sì, attraverso quali politiche?
Per rispondere a queste domande è importante innanzitutto chiedersi perché
le persone scelgono di comportarsi onestamente in circostanze in cui mentire risulta
conveniente e non vi è alcun pericolo di essere scoperti o puniti.
Lo studio di Mazar e Ariely (2006) ipotizza l’esistenza di un “meccanismo interno”
che gratifica le persone quando decidono di comportarsi onestamente. Gli studi
neuro-economici condotti da Knutson e al. (2001) e O’Doherty e al. (2002) hanno
evidenziato come particolari aree del cervello si attivino nel momento in cui
l’individuo sceglie di tenere una condotta corretta. Si tratta di aree legate alla
gratificazione che si attivano anche quando egli consuma i suoi cibi preferiti o
ottiene guadagno monetario. Comportarsi bene dunque porta sensazioni positive.
Eppure osserviamo di frequente comportamenti scorretti. Quali sono, allora, i fattori
che favoriscono l’onestà? Essere nati in una famiglia ricca piuttosto che povera?
Vivere in una zona geografica piuttosto che in un’altra? Altrimenti può la nostra
propensione all’onesta essere scritta nel nostro patrimonio genetico?

2 – Onestà e bambini
L’economia sperimentale offre la possibilità di analizzare i fattori che
influenzano i comportamenti economici degli individui, tra cui l’onestà. Ricreando
delle situazioni controllate artificialmente, l’economia sperimentale analizza i
meccanismi di scelta degli individui isolandoli da altri fattori legati a contesti
specifici1. In questo modo è possibile individuare ciò che influenza le preferenze
degli individui e le loro interazioni, (altruismo, reciprocità, senso di equità, onestà,
etc.) e dunque i fattori rispetto ai quali le politiche (a livello sociale) e le scelte
manageriali (a livello organizzativo) dovranno cercare di far leva.
La definizione di politiche sociali efficaci nel promuovere comportamenti
virtuosi, tuttavia, richiede un passaggio ulteriore che consiste nell’analizzare se e in
che modo questo meccanismo di gratificazione descritto da Mazar e Ariely evolva
con l’età e sotto quali stimoli. E’ dimostrato, ad esempio, che i bambini iniziano a
fidarsi degli altri solo a partire da una certa età e che questa tendenza si modifica
anche in relazione ai diversi gruppi in cui i bambini e i ragazzi sono inseriti,
(Harbaugh, Krause e Vestelund, 2007). Secondo questi ricercatori, l’altruismo è un
comportamento che si apprende: la percentuale di atteggiamenti egoistici nei
bambini infatti diminuisce con l’età. Il loro esperimento dimostra che i bambini
sanno riconoscere presto cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma il processo che porta
alla effettiva applicazione di questi valori sembra essere più lungo.
Allo stesso modo, studi sperimentali evidenziano che anche la fiducia non è un
comportamento innato. Decifrare i fattori in grado di determinare il livello di fiducia
ha una rilevanza estrema: la fiducia, infatti, è un ingrediente fondamentale per il
funzionamento della società. Le interazioni quotidiane (dall’acquisto di prodotti
alimentari, alla firma di contratti anche molto complessi) si basano sulla fiducia
verso persone che non conosciamo perfettamente e che probabilmente non
rincontreremo.
Gli studi di Green e Paxton (2009) evidenziano l’importanza della
componente genetica nel determinare il comportamento più o meno onesto delle
persone. Le loro ricerche analizzano la possibile origine genetica delle preferenze in
ambito morale, ipotizzando l’esistenza di “tipologie” diverse di individui. Utilizzando
la risonanza magnetica, i due ricercatori hanno evidenziato come vi siano
determinati processi automatici che vengono attivati da particolari aree del cervello
nel momento in cui le persone devono decidere se mentire. Nel caso in analisi,
dunque, ci sarebbero le persone oneste, che non hanno bisogno di sforzarsi per
resistere alla tentazione di imbrogliare, e le persone disoneste.
Eppure la spiegazione basata sul patrimonio genetico non è del tutto
soddisfacente. Bucciol e Piovesan (2010) hanno condotto un esperimento in un
centro estivo, chiedendo ad un gruppo di bambini tra i 5 e 15 anni di lanciare,
senza essere visti da nessuno, una moneta bilanciata e registrare l’esito del lancio
(bianco o nero) su di un foglio di carta. I bambini sapevano che avrebbero ricevuto
un premio solo nel caso in cui avessero riportato ‘bianco’. Se nessun bambino
avesse mentito, si sarebbe dovuto osservare che circa il 50% dei lanci aveva avuto
come esito ‘bianco’. Si osservò invece una percentuale statisticamente superiore,
pari all’85%. Questo suggerisce che molti bambini mentono quando il mentire porta
dei vantaggi e non può essere osservato; il comportamento osservato risultò inoltre
essere omogeneo in tutte le classi di etá.

A sorpresa, si notò però che non tutti i bambini approfittarono dell’occasione
di mentire per il proprio tornaconto. Inoltre, quando ai bambini venne
esplicitamente raccomandato di non mentire, il numero di comportamenti disonesti
diminuì: venne infatti stimata una riduzione del 16% nella probabilità di riportare
‘bianco’. L’effetto fu più evidente per le bambine piuttosto che per i bambini.
Quest’ultimo risultato è consistente con un ramo di letteratura che vede le donne
maggiormente sensibili a problemi etici (White, 1999) e con sensi di colpa più
pronunciati (Hoffman, 1975).
Dagli studi sperimentali finora condotti sembra quindi essere presente sia
una componente genetica che una culturale/sociale nel determinare i
comportamenti degli individui (nel nostro caso onesto o disonesto).
Raccomandare ai bambini di non imbrogliare ha un effetto sul loro comportamento,
e si tratta di un effetto rilevante per tutte le fasce d’età. Inoltre, Pruckner e
Sausgruber (2008) mostrano che l’effetto positivo di sottolineare l’importanza di
comportamenti onesti è maggiore se si utilizzano segnali di tipo sociale come ad
esempio ringrazia per l’onestà dimostrata, piuttosto che segnali di tipo legale come
ad esempio “rubare è un atto illegale”.
3 – Laboratorio comportamentale
Resta ancora molto lavoro da fare per analizzare in maniera approfondita se
comportamenti di grande rilevanza economica come l’onestà, l’altruismo, la fiducia
siano caratteristiche innate degli individui o piuttosto se l’individuo “impari” a
comportarsi onestamente durante il processo di socializzazione. Oltre a questi,
molti altri sono i fattori in grado di promuovere lo sviluppo e assicurare il corretto
funzionamento di un sistema economico: il senso di equità, la cooperazione tra gli
individui e la reciprocità sono solo alcuni degli elementi che è importante studiare
per poter costruire incentivi ad hoc volti a stimolare comportamenti che aumentino
il benessere della società.
La nostra agenda di ricerca si inserisce in questo percorso di analisi ed è
riassunta nel Laboratorio Comportamentale, un progetto ideato al fine di applicare
la metodologia dell’economia sperimentale per analizzare se i comportamenti di
rilevanza economica come l’altruismo, la fiducia e l’onesta si sviluppano con l’età e
se siano influenzati da specifici fattori (come ad esempio il livello di educazione, la
provenienza geografica, il numero di componenti della famiglia...). Il “laboratorio
comportamentale” è un’iniziativa di ricerca realizzata in collaborazione con il
progetto di Educazione Ambientale del gruppo Contarina-Priula-TV3, che coinvolge i
bambini e ragazzi di circa 100 scuole nella provincia di Treviso.
L’obiettivo è di analizzare, attraverso semplici giochi che rappresentano in
maniera semplificata delle situazioni reali, il comportamento dei bambini in un
ambiente controllato e naturale. I bambini che partecipano agli esperimenti, infatti,
non ricevono pressioni e sono liberi di scegliere e vivono l'esperienza come un
semplice gioco, in quanto gli esperimenti sono disegnati appositamente per la loro
età. La partecipazione dei bambini al progetto è condizionata all’autorizzazione dei
genitori, che sono informati del progetto e delle sue finalità attraverso materiale
informativo cartaceo e un sito internet2.
Studiare quale sia il ruolo di fattori quali l’ipocrisia, l’onestà, il senso di colpa
nel determinare le scelte dell’individuo rispetto all’evolversi dell’età è una grande
opportunità per poter costruire adeguati modelli teorici e, in ultima analisi, per
indirizzare le scelte di politica economica verso percorsi che aumentino il benessere
di tutti.
Conclusioni
Comportamenti scorretti e non etici distorcono la competizione e,
soprattutto nel lungo termine, distruggono valore sociale ed economico invece di
crearne.
Capire come fattori quali l’altruismo, la reciprocità, il senso di equità e l’onestà
influenzano le preferenze degli individui è fondamentale per poter sviluppare
politiche aziendali e pubbliche efficienti nel promuovere e sostenere il
funzionamento di sistemi economici, quali le organizzazioni e, più in generale, le
comunità.
L’economia sperimentale permette di analizzare non solo come questi elementi
determino le scelte degli individui ma anche come essi si formino e si sviluppino nel
tempo: studiare il comportamento di bambini e ragazzi permette infatti di
analizzare se comportarsi onestamente sia una caratteristica innata dalle persone,
se dipenda da specifici fattori (il livello di educazione, la provenienza geografica,
etc.) e se sia influenzabile o meno.
BIBLIOGRAFIA
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Children". Journal of Economic Psychology in corso di pubblicazione.
BUCCIOL, A., MAGGIAN, V., MONTINARI, N., e PIOVESAN, M., 2010. Dal laboratorio
all’impresa: l’economia sperimentale. Ticonzero-Knowledge for emerging leaders,
111/2010.
HARBAUGH, W.T., KRAUSE, K., e VESTERLUD, L., 2007. Learning to Bargain. Journal
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HOFFMAN, M.L., 1975. Sex differences in moral internationalization and values.
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KNUTSON, B., ADAMS, C.M., FONG, G.W., e HOMMER, D., 2001. Anticipation of
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Neuroscience, 21(16).
MAZAR N., e ARIELY, D., 2006. Dishonesty in Everyday Life and its Policy Implications.
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PRUCKNER, G., e SAUSGRUBER, R., 2008. Honesty on the Streets. A Natural Field
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WHITE, R.D., 1999. Are women more ethical? Recent findings on the effects of gender
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